20/09/2016

Impiego di alimenti a basso input ambientale in stalla

basso input ambientale

L’impiego di alimenti a basso in stalla ha l’obiettivo di migliorare la gestione delle razioni somministrate alle bovine da latte.

Target group

Allevatori, agricoltori, utilizzatori di foraggi

Obiettivi

Per input ambientale si intende il costo in termini di risorse ambientali e di energie spese per produrre il bene. Sia per ragioni ambientali che economiche, è quindi preferibile utilizzare alimenti a basso input, con un costo leggero in termini ambientali ed energetici, con un alleggerimento del LCA complessivo della filiera.

Questo miglioramento sarà quantificabile in termini di :

  • efficienza alimentare (kg di sostanza secca della razione somministrata per kg di latte prodotto)
  • impatto ambientale (Carbon footprint ed eutrofizzazione).
  • sostenibilità economica (Valutazione con l’Income Over Feed Cost (IOFC)

Responsabile di progetto


Focus

Cosa intendiamo quando parliamo di efficienza nel campo della zootecnia, in particolare di quella da latte?

Anzitutto si tratta della capacità di un animale, o di una mandria, di trasformare la minor quantità possibile di alimento nella maggior quantità possibile di latte.

Più in generale è la capacità di produrre latte al minor costo possibile; in altre parole c’è una efficienza economica che deve tendere alla massimizzazione del reddito aziendale. A questo punto il discorso non riguarda più solo il bestiame, ma coinvolge l’intera gestione aziendale in tutte le sue componenti, quali il terreno e le rotazioni colturali, l’organizzazione del lavoro, i protocolli operativi (alimentazione, mungitura, riproduzione, ecc.), la capacità di assicurare un adeguato benessere animale, le fonti di finanziamento, ecc.

Si può parlare anche di efficienza ambientale, misurabile ad esempio in base alla quantità di emissioni per unità di prodotto.

L’obiettivo principale di un servizio di assistenza tecnica è quello di migliorare l’efficienza aziendale, razionalizzando le risorse a disposizione e sfruttando tutti gli strumenti e le informazioni a disposizione del tecnico e dell’allevatore (qualità degli alimenti, dati ed elaborazioni frutto dei Controlli Funzionali, analisi del latte, confronto costante fra tecnico e allevatore, ecc.).

E’ comunque sempre più evidente che l’obiettivo economico  non si pone in alternativa con il rispetto dell’ambiente. Per certi versi si può dire anzi che i miglioramenti di natura ambientale sono certi, mentre quelli economici sono incerti e/o differiti in quanto dipendono pesantemente dal mercato.

Più di una ricerca, e i dati raccolti in anni di lavoro dall’Associazione Mantovana Allevatori, hanno ormai messo in evidenza come le aziende che riescono a produrre un reddito più elevato sono anche quelle meno impattanti dal punto di vista ambientale, ad esempio in termini di uso del suolo e dell’energia e di emissioni di gas serra. Sono usualmente aziende caratterizzate da una buona produzione di latte e da una elevata efficienza. Da questo punto di vista sembra particolarmente significativo anche un non eccessivo carico di bestiame per ettaro: è un’ulteriore dimostrazione che una corretta gestione dei reflui si coniuga con la redditività aziendale.

Riguardo agli interventi legati al miglioramento dell’alimentazione è di fondamentale importanza, ad esempio:

  • migliorare la qualità degli alimenti, specialmente la digeribilità dei foraggi
  • adottare una razione che, attraverso un equilibrato apporto di nutrienti, consenta di migliorare la digeribilità dell’intera razione; in particolare occorre puntare ad un corretto equilibrio fra il tipo e la quantità di energia e proteine somministrati
  • fare in modo che ogni animale abbia un comodo accesso all’acqua e agli alimenti

In tal modo si può ottenere anzitutto un minor passaggio di sostanze indigerite nel tratto intestinale, limitando così le  fermentazioni enteriche della fibra con aumentata produzione di metano. Inoltre una razione più digeribile consente maggiori produzioni, anche perché spesso si accompagna a una maggiore ingestione, diluendo la quota di mantenimento e abbassando la produzione di metano e di reflui per kg di latte.

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